Lejos

lunedì 27 dicembre 2010

Nostalgia = νόστος (ritorno) + άλγος (dolore).


Mi Buenos Aires querido
cuando yo te vuelva a ver
no habrá mas pena
ni olvido

La democrazia spiegata da un bambino

giovedì 16 dicembre 2010

Tratto dal blog della Fujiko.

Conversazione captata in autobus tra una mamma e un bambino
di seconda elementare.
-Mamma, ma perchè tutte quelle persone oggi erano arrabbiate e urlavano?
- Ti ricordi quando avete eletto Mirko capoclasse?
- Si.
- Ecco, in Italia c’è un grande capoclasse di tutte le classi e tanti piccoli capoclassi di ogni classe. Oggi tutti i capoclassi piccoli si riunivano per dichiarare se hanno fiducia o no nel capoclasse grande. E hanno votato per la fiducia.
- E le persone arrabbiate?
- Le persone arrabbiate sono come gli studenti di ogni classe, che non hanno fiducia nel capoclasse grande e quindi sono arrabbiate con lui e con i capoclassi piccoli.
- E i capoclassi piccoli e quello grande quindi cambiano?
- Purtroppo no. Perchè anche se gli alunni sono arrabbiati, sono i capoclassi a decidere.
- Ma scusa mamma, quando abbiamo scoperto che Mirko aveva rubato i soldi della gita noi l’abbiamo detto alla maestra e lei ci ha fatto eleggere un altro capoclasse e Mirko ha dovuto ridare tutti i soldi. Non dovrebbe funzionare così?
- Eh amore sì, hai ragione. DOVREBBE funzionare così.

24 ottobre 2010, ore 20.20

mercoledì 15 dicembre 2010

Nel repertorio del Syntagma ci sono pezzi di grande dolcezza, straordinariamente espressivi e carichi di un significato che va al di là dei testi. Adoro la Missa brevis di Palestrina, tutta, ma soprattutto quando, nel Gloria, i contralti cantano "...quoniam Tu solus sanctus, Tu solus dominus, Tu solus altissimus...". È un suono che vibra sotto la pelle e scalda le vene e, quando lo cantiamo nelle chiese, mi sembra che anche gli angeli si siano fermati e stiano seduti in alto, sui bordi delle volte e delle cupole, ad ascoltarci incantati.
È proprio allora che ti sento più vicina, mi pare che tu sia seduta tra quegli angeli, adesso che non senti più il freddo della chiesa e la scomodità delle panche; e mi pare di vedere i tuoi capelli bianchi ordinatissimi in prima fila, di vederti mentre ascolti tutta attenta; e mi conforta credere/sapere che sei ancora qui, ogni tanto, e che puoi essere orgogliosa perché vedi che il mio vestito rosso, quello che tu mi hai fatto, è il più bello di tutto il coro.

Grazie. Ti voglio bene.

Busted myth!

sabato 11 dicembre 2010

La copertina di "Più bianco del bianco" commenta così il romanzo: "Una commedia noir tra Hitchcock e Almodóvar e, allo stesso tempo, un pungente ritratto dell'Italia degli anni Ottanta". Più della trama mi attraggono questa descrizione e la curiosità di leggere il ritratto di Milano dipinto da un milanese. Per questo dedico un po' del mio tempo a Sandro Ossola nonostante dalla foto mi sembri un tamarro di periferia più che "uno dei maestri del mystery italiano".
Già dalla prima pagina ho il sospetto che la mia interpretazione della foto sia più veritiera degli elogi scritti accanto. Mi solleva il fatto di aver trovato questa schifezza allegata alla rivista (gratuita) di una palestra (almeno non ho pagato per averlo!). Giunta a pagina 210 posso affermare con assoluta certezza che Hitchcock si sta rivoltando nella tomba e Almodóvar non ha ancora citato in giudizio per diffamazione l'autore della copertina solo perché non sa di questo paragone. Lo stile è pari a quello di un ragazzo delle medie non molto dotato, la suspance è inesistente e i personaggi rappresentano la peggiore carrellata di stereotipi mai vista (una coppia di delinquenti composta da un gigante tonto e un piccoletto malvestito che si crede furbissimo; due eroinomani sfigati; un aspirante scrittore, comunista e squattrinato, dedito al sesso sfrenato e amante di alcol e cocaina; un ricco e sfigato figlio-di-papà con la moglie bellissima e snob che lo cornifica alla grande; una serie di imprenditori/trafficanti e i loro galoppini più o meno svegli).
La storia non è ambientata a Milano, che ricorre solo in pochi commenti lapidari e deprimenti: "...una città che dopo la mezzanotte offre solo panini rancidi da consumare in piedi..." (si vede che non esci spesso la sera); "A Milano non ci sono più di dieci giornate di sole per ogni inverno." (ti guardi mai intorno quando esci di casa o ti specchi nelle vetrine per tutto il tragitto?); "...euforia irrazionale e violenta che dà un groppo in gola a chi vive a Milano, nei rari giorni in cui il vento si alza e spazza via la cappa di nebbia sporca." (...tu ti droghi, vero?); "L'aria era eccitante come una droga per chiunque fosse abituato a quella umida e sporca di Milano" (...sì, decisamente ti droghi).

La fermata del tram è vicina, infilo il libro nella borsa (non è una gran perdita) e scendo dal tram. Fino a qualche ora fa splendeva un magnifico sole, ora il cielo è profondo e più nero del nero.
Piazza del Duomo agghindata a festa è elegante come una vera signora. L'albero di Natale è altissimo e coperto di luci. Le vetrate della cattedrale sono illuminate dall'interno e l'intera facciata è avvolta da una luce calda. Subito dietro la Rinascente è una cascata argentata. Tante persone popolano la piazza e il Corso, passeggiano tranquille, ridono; alcuni si fermano col naso all'insù a guardare le eliche fluorescenti dei venditori ambulanti che volteggiano in alto. I negozi sono chiusi e, nonostante il movimento, si respira un'aria serena.
Piazza Cairoli, piena di colori, è più vezzosa e moderna; le luci intermittenti e il cielo buio danno la curiosa sensazione che le persone siano disegnate in bianco e nero sul paesaggio. Le auto percorrono Foro Buonaparte, l'atmosfera è viva e chiassosa. Il Castello Sforzesco si stacca dal buio in un movimento ipnotico di luce.

Mi allontano con un mezzo sorriso sulle labbra, ormai convinta che la Milano di Ossola non è certamente la stessa Milano che ogni giorno mi fa sospirare d'amore.