anche dart vader fa i briefing

giovedì 30 giugno 2005

Posted by Hello

deliri tra noi

maggie: "perchè ti stai toccando la tetta?"
vale: "perchè mi piace toccarmi la tetta, va bene???"

evviva le serate dall'ary, mangiando un gelato che si scioglie a velocità incredibile e guardando Lost in translation (che nessuno ha ascoltato), con la maggie che mi alita sul collo e il temporale fuori dalla finestra.
evviva ballare bob marley con le portiere delle macchine spalancate, cosa che mi ricorda molto una polka di capodanno.
evviva, come sempre, avere i miei amici.

a proposito di artisti

martedì 21 giugno 2005

visot che siamo in tema, ne approfitto per pubblicizzare anche un'altra band; sono i Figli di madre ignota e potete trovarli sull'omonimo sito: www.figlidimadreignota.it mi raccomando andate a trovarli!

un artista tra noi

il nostro grizly fa le cose in grande... fategli una visita su www.davidegirlando.it per scoprire la sua vocazione di musicista!
ps. dado, va bene come pubblicità?

citazioni

lunedì 20 giugno 2005

"Il fumo uccide. Amore, ti regalerò una stecca di sigarette." Maggie
"'Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo'; e se poi sei allergico al polline?" Shimo

flaca

sabato 18 giugno 2005

ed eccomi qui, sdraiata nel mio nido con un computer bollente sulla pancia e la musica che va. guardo mucchi di vestiti e grovigli di cavi. ascolto l'acqua della doccia che accarezza calda la pelle del mio biondo. dalla finestra entra un filo d'aria fresca che mi ristora un po' dopo una giornata torrida. un paio di scarpe col tacco, mai usate, mi aspettano sul pavimento. un secchio d'acqua sporca mi fa ricordare che mi sono dimenticata di rimettere a posto il Mocio. chiacchierare su messenger, da lontano, mi fa uno strano effetto. mi viene in mente gaston quando incrocia gli amici su internet in piena notte, e loro gli chiedono in che parte del mondo si trova... e penso a quando noi saremo sparsi in ogni angolo di mondo, e ci incontreremo su internet, sorpresi, e ci racconteremo le nostre vita, in diretta da paesi lontani...
y bue, pensieri malinconici e sogni sfocati, in piena sintonia con l'ora. tardi, ma non abbastanza per dormire. l'ora in cui si pensa, si parla seriamente e sinceramente, gli scheletri escono dagli armadi, le domande si fanno più azzardate, si fa l'amore.

i morti risorgono

mercoledì 15 giugno 2005

Ieri sera, mentre facevo zapping nel disperato tentativo di sfuggire ai programmi orribili della televisione italiana, sono incappata nel festivalbar. E, un attimo prima che il mio pollice volasse sul tasto successivo, sono stata catturata da un volto: un Nick Carter immutato cantava una canzone (a me ignota) con le solite smorfie. L’inquadratura si allarga, ed eccoli lì, tutti e cinque: i Backstreet Boys di nuovo su un palco, dicendo cagate in uno stentato italiano a cui rispondeva un coro, anzi un mare, di ragazze urlanti, piangenti, adoranti. Quando hanno attaccato “I want it that way” ho cominciato a cantare. In un attimo di consapevolezza mi sono resa conto che mi ricordavo ogni singola parola a memoria. Anzi, sapevo chi avrebbe cantato ogni strofa, chi avrebbe fatto la seconda voce. Istintivamente, allungando la mano verso la mia pila di CD, indovino anche l’album giusto. E me li sono ricordati, anni fa, sul palco pentagonale del forum di assago, quando io stessa ero in mezzo a quella folla di bimbe che cantavano a squarciagola e portavano quei ragazzi nel loro cuore, tra i loro sogni.
Oggi, vederli mi fa un po’ pena. Ogni boy-band (e, ai tempi, guai a chi diceva questa parola parlando di loro) ha la sua generazione. La loro è cresciuta, passata, finita. Siamo donne, li guardiamo e sorridiamo con tenerezza e nostalgia pensando al passato. Si ostinano a non crescere, ad essere quelli che erano. Ma il loro pubblico, crescendo, li ha lasciati. Come noi schifavamo i Take That, le ragazzine di oggi schifano loro. Ci sono i Blue nel loro cuore. Un domani, le nostre figlie sbaveranno dietro a cinque ragazzi che cantano melodie sentite da sempre. Noi sorrideremo, ripenseremo a noi stesse, le accompagneremo ad un concerto e le sopporteremo quando in casa non ci faranno ascoltare altro. Ma non saranno gli stessi che hanno catturato noi.
Mando un abbraccio grande a quella Valentina che faceva girare sempre gli stessi CD, che collezionava i poster e sognava ad occhi aperti. Grazie perché tu mi hai fatto diventare quella che sono.

altre parole non servono

domenica 12 giugno 2005

Posted by Hello

chi X X X a Madrid?

domenica 5 giugno 2005

A volte le distanze si sentono. Passeggi avanti e indietro di fronte al planisfero, guardi con insistenza il punto esatto in cui lui si trova, misuri continuamente la distanza con il righello. Cinque centimetri, in linea d’aria sono sempre cinque centimetri. Ossessivamente cerchi di aggirare le leggi matematiche, pur sapendo che la più breve congiungente tra due punti è sempre rettilinea.
Tutto è inutile. E allora guardi il sole se è giorno, la luna se è notte; loro illuminano tutto il mondo della stessa luce; sono lo stesso sole e la stessa luna che anche lui può vedere… ma lui guarderà la luna dalla sua finestra, prima di addormentarsi? Guarderà il sole dal fresco della sua piscina, pensando che anche tu sei illuminata dalla stessa luce?
Cerchi di studiare. Invano; forse il fatto che la materia sia fisica non aiuta. E allora giri, rigiri, e il sonno non arriva, quindi ti spalmi la crema, ti limi le unghie, ti metti lo smalto, ti pettini e ti depili… arriva un momento in cui, per esasperazione, ti iscrivi in palestra, ti metti le lenti a contatto tutti i giorni, fai tutti i corsi possibili, stai in piscina, prendi il sole, fai venti docce, ti metti un tanga nuovo, ti compri ancora scarpe eleganti – e quindi inutili…
E i dubbi si insinuano sottili, sotto la pelle, nei vasi sanguigni, lungo la schiena, dietro il collo, fino ad arrivare al cervello ed esplodere in mille schegge. La paura delle bugie, degli inganni sottili, la paura che lui se ne vada chiudendo silenziosamente la porta, e la paura di accorgersene troppo tardi, e non poter fare altro che stare ad urlare dietro quella porta chiusa, inutilmente visto che è insonorizzata…
Guardando quegli occhi vedi sempre un muto “sì”. Ma appena volti l’angolo ti chiedi: potrebbe accadere che un giorno, rigirandomi, io vi legga un chiaro “no”?

VA'

giovedì 2 giugno 2005

"L'altro giorno mentre eravamo nella nostra casa al mare, di ritorno da una passeggiata mattutina, senza farmi notare, mi sono appoggiato allo stipite della porta della nostra stanza e l'ho guardata mentre rifaceva il letto. La radio era accesa e lei con le labbra chiuse accennava la melodia della canzone che una radio locale stava trasmettendo, interrompendosi di tanto in tanto per spostare i cuscini o tirare un lenzuolo per poi ricominciare, licenziandosi di aggiungere con arbitrio dei bemolle e doppiando con lieve ritardo qualche parola conosciuta del ritornello.
Quando si è accorta della mia presenza, mi ha guardato e sorridendomi mi ha detto: "Ciao!" per poi rimettersi a tirare le lenzuola con lo sguardo sereno e impegnato, ancora canticchiando.
Non c'è bisogno che niente accada, né tormentate vicende di litigi e riappacificamenti, né melodrammatiche e impegnate gelosie, né tiritere a lieto fine. Bastano i capelli raccolti sulla nuca, con qualche ciocca ribelle che adesivamente si appoggia sul collo sudato o i semivuoti che formano i seni all'imbocco della scollatura. Basta questo a persuadermi che l'amo, la scusa che convince il sangue a percorrere vene e arterie e invita cuore a ballare cha-cha e merengue senza sosta."
MAU