A volte le distanze si sentono. Passeggi avanti e indietro di fronte al planisfero, guardi con insistenza il punto esatto in cui lui si trova, misuri continuamente la distanza con il righello. Cinque centimetri, in linea d’aria sono sempre cinque centimetri. Ossessivamente cerchi di aggirare le leggi matematiche, pur sapendo che la più breve congiungente tra due punti è sempre rettilinea.
Tutto è inutile. E allora guardi il sole se è giorno, la luna se è notte; loro illuminano tutto il mondo della stessa luce; sono lo stesso sole e la stessa luna che anche lui può vedere… ma lui guarderà la luna dalla sua finestra, prima di addormentarsi? Guarderà il sole dal fresco della sua piscina, pensando che anche tu sei illuminata dalla stessa luce?
Cerchi di studiare. Invano; forse il fatto che la materia sia fisica non aiuta. E allora giri, rigiri, e il sonno non arriva, quindi ti spalmi la crema, ti limi le unghie, ti metti lo smalto, ti pettini e ti depili… arriva un momento in cui, per esasperazione, ti iscrivi in palestra, ti metti le lenti a contatto tutti i giorni, fai tutti i corsi possibili, stai in piscina, prendi il sole, fai venti docce, ti metti un tanga nuovo, ti compri ancora scarpe eleganti – e quindi inutili…
E i dubbi si insinuano sottili, sotto la pelle, nei vasi sanguigni, lungo la schiena, dietro il collo, fino ad arrivare al cervello ed esplodere in mille schegge. La paura delle bugie, degli inganni sottili, la paura che lui se ne vada chiudendo silenziosamente la porta, e la paura di accorgersene troppo tardi, e non poter fare altro che stare ad urlare dietro quella porta chiusa, inutilmente visto che è insonorizzata…
Guardando quegli occhi vedi sempre un muto “sì”. Ma appena volti l’angolo ti chiedi: potrebbe accadere che un giorno, rigirandomi, io vi legga un chiaro “no”?